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Il valore è negli occhi di chi guarda

548 mila euro per delle carte, è la cifra che è stata battuta all’asta poco tempo fa, per delle carte dei Pokemon.
Sapete quegli animaletti strani che i bambini di fine anni 90′, inizio 2000 giocavano e guardavano in televisione con passione?

E se siete stati quei bambini, vi ricordate come i vostri genitori vi guardavano con occhi “straniti” su come potevate dedicare ore e ore su un videogioco, un cartone animato o delle carte di animaletti che interagivano dicendo sempre la stessa parola, un po’ come fa Groot degli Avengers?

Groot parla come fanno i pokemon dicendo una sola parola: il proprio nome

I tuoi genitori non capivano, ma tu si

Quando si è bambini si viene travolti dal mercato: difficimente si hanno le abilità per comprendere cosa è buono da cosa è cattivo perchè mancano gli strumenti e l’esperienza necessari a comprenderlo.

Quindi tendenzialmente qualsiasi cosa passi in pubblicità, diventa quasi automaticamente un prodotto che deve avere. Le pubblicità dopotutto, servono anche a questo. Lo vedo anche io con mia figlia, che gli basta vedere un rasoio o un videogioco pubblicizzato per dire a me “papà questo lo devi comprare!

Quando un ragazzino viene attirato dal prodotto, e il prodotto è capace di creare comunity e continuità, le cose però si trasformano ed acquistano un altro senso, più elevato, più duraturo.

I giocattoli di plastica, come ad esempio i soldatini, hanno una vita relativamente breve: il bimbo ci si affeziona subito e ci gioca per le settimane a venire, ma a un certo punto qualche cosa si rompe e necessita di un nuovo stimolo che di solito, viene tappato da un nuovo acquisto di un prodotto differente, ed è qui che le carte da gioco collezionabili come i Pokemon, hanno realizzato quello che i giochi tradizionali non sono riusciti a fare: creare interesse continuo per lo stesso prodotto, generando inoltre la necessità di proseguire l’acquisto perchè per diventare più forte (e vincere sugli altri), oltre ad una strategia ben pensata, necessitavi delle carte migliori.

Le esperienze con le carte collezionabili

Se non hai vissuto in prima persona l’esperienza di duellare con il proprio mazzo di carte collezionabili, non potrai mai comprendere la spesa di 548 mila dollari per il set di carte pokemon del 99′.

La spasmodica ricerca della carta giusta, del mazzo da costruire con le carte giuste per la giusta strategia, la carta giusta pescata al momento giusto, i miti e le leggende dietro ai personaggi e alle carte ultra rare, la soddisfazione di vincere contro l’amico da sempre imbattibile, l’edicola nascosta da tutti che ha ancora i vecchi set disponibili, gli scambi fra amici, le regole inventate usate solo dal proprio gruppo di gioco, i mini tornei estivi organizzati fra amici, le paghette spese nel nuovo mazzo acquistato e i pianti disperati per farti acquistare un mazzo in più da papà.

Tutte queste sensazioni vanno amplificate per un milione per via della tenera età che rende le emozioni più intense, cementificandole nel cervello con un marchio: i Pokemon.

Chi da valore ad un pezzo di carta?

Un foglio di carta bianco, appena tirato fuori da una risma, che valore ha? Possiamo dire il valore minimo quantificabile, diciamo 0.01€?

Ma se quello stesso foglio A4 viene preso e utilizzato dall’ospedale per stampare il tuo referto in cui viene dichiarato che sei negativo al covid, che valore assume? O se il foglio di carta diventa un certificato azionario, può assumere il valore di milioni di euro.

Chi da il valore a quel pezzo di carta? Una risposta valida potrebbe essere che è la società in cui viviamo a dare il valore alle cose, che a sua volta è stata creata e composta di uomini, quindi in ultima analisi possiamo dire che il valore delle cose viene data dagli uomini, no?

Se domani gli istituti bancari non esistessero più, il tuo certificato azionario su carta, tornerebbe ad avere il valore nominale di 0,01€ e allo stesso modo, se tu dessi un mucchio di carte collezionabili dei pokemon ad un senza tetto, quello che potrebbe fare al massimo, è dargli fuoco per ricevere temporaneamente del tepore, perchè probabilmente la carta per lui ha un valore completamente diverso dal tuo.

Il valore delle tue cose è dato dalle persone come te

Il mio amico Fabio ha una notevole collezione di Robot, Action figures e Lego: a me le mostra con orgoglio perchè ho la conoscenza (seppur limitata) del settore e comprendo quanto possa valere oggi e domani tutto quel bendidio.
Ma il mio amico non mostra la propria collezione a chiunque o meglio per essere più precisi, non potrebbe farlo.
Se si mettesse a parlare con i propri genitori della propria collezione come fa con me, si sentirebbe dire ancora oggi alla veneranda età di 40 anni suonati “ma giochi ancora con i robot?”

Se il proprietario del set di carte dei pokemon del 99, fosse andato al mercatino dell’usato di paese a venderle avrebbe raccolto probabilmente cinquata euro, ma invece in un asta, con uno stretto numero di persone benestanti e che hanno ben chiaro in testa il valore di quelle particolari carte che è stato assegnato negli anni dai ragazzini che ci hanno giocato e ci giocano tutt’oggi, il valore schizza a mezzo milione di euro.

Poi diciamo pure che acquistare in un’asta è estremamente controproducente per chi spende: la riprova sociale, la necessità di rivalsa nei confronti del nemico che punta più di te, fa scattare nella mente un meccanismo subdolo che fa arricchire la casa d’aste, ma questo è un altro discorso.

Se vuoi approfondire questo concetto per la tua attività commerciale, ti consiglio di leggere Le persone come te, comprano da te, che è una guida scritta da me con un esempio pratico di come applicare il racconto di storie per avvicinare le persone alla tua attività commerciale.

Forza Leads!
Luca

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